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ULISSE
di
James Joyce


Traduzione di Giulio De Angelis

versione originale inglese e note


***


11° episodio  SIRENE

lavori in corso sulle note, quelle presenti per ora rimandano a Joyce Project

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Bronzo accanto a oro udirono i ferrei zoccoli, acciaisonanti.
Impertnt tntntn.
Schegge, levando schegge dall'unghia rocciosa, schegge.
Orrore! E oro arrossì ancora.
Una nota roca di piffero la sbloccò.
Sbloccò. Bloom blu è la patina sul.
Aurea chioma ingugliata.
Una rosa danzante su serici seni di raso, rosa di Castiglia.
Trillante, trillante: Ahidolores.
Cucù! Chi c'è nel... cucudoro?
Din pianse pietosamente a bronzo.
E un richiamo, puro, prolungato e palpitante. Richiamo lentamorire.
Lusinga. Morbida parola. Ma guarda! Le vivide stelle vaniscono. O rosa!
Note cinguettanti risposta. Castiglia. Sorge il mattino.
Tinnulo tinnulo in calessino tintinnante.
Risuonò la moneta. Pendola rintoccò.
Devozione. Sonnez. Non ti potrei. Scatto di giarrettiera. Lasciar.
Schiocco. La cloche! Coscia schiocca. Devozione. Calda. Tesoro, addio!
Tinnulo. Bloo.
Rimbombo di tonanti accordi. Quando l’amore assorbe. Guerra!
Guerra! I timpani.
Una vela! Un velo ondulante sulle onde.
Sciolto. Tordo zufolava. Tutto è sciolto.
Corno. Coccocorno.
M'appari tutt'amor. Ahimè!
Tuppete pieno. Palpito pieno.
A gorgheggiare. Ah, l'esca! Adescatrice.
Marta! Andò!
Ciacciac. Ciocciac. Ciacciocciac.
Buondìo nonàmai sentì tinvita.
Sordo calvo Pat portò tampone coltello asportò.
Lunare richiamo notturno: lungi, lungi.
Mi sento così triste. P. S. Così solo a fiorire.
Ascolti!
Lo spinoso e ritorto freddo corno marino. Gli prudon le? L'un per l'altro, scroscio e bombito silenzioso.
Perle: quando lei. Rapsodia di Liszt. Ssssss.
Lei non?
Non: no, no: credeva: Lidlyd. Chicchirichi coccoricoc.
Nero. Cuposonante. Dài, Ben, dài.
Attento mentre attendi. Ih. Ih. Attende mentre tu ih.
Ma attendi!
Giù nell'oscuro centro terrestre. Oro in ganga.
Naminedamine predicatore è.
Tutti andati. Tutti caduti.
Minuscoli, i suoi tremuli capelveneri di peli venerei.
Amen! Digrignò furibondo.
Indietro. Avanti, indietro. Una fresca clava protuberante.
Bronzolydia presso Minadoro.
Accanto a bronzo, accanto a oro in ombra verdeoceano. Bloom. 
Vecchio Bloom.
Un picchio, un ticchio col chicchiric coccoricoc.
Pregate per lui! Pregate, brava gente!
Le sue dita gottose schioccanti.
Big Benaben. Big Benben.
Ultima Semiramide d'estate lasciato Bloom fiorire mi sento così triste solo.
Puii ! Venticello zufolò uiiii.
Uomini leali. Lid Ker Cow De e Doll. Sì, sì. Come voi uomini. 
Alzerete il cin col cian.
FF! Uu!
Dove bronzo da presso? Dove oro da lungi? Dove zoccoli?
Rrrpr. Kraa. Kraandl.
Allora, non prima di allora. Il mio eppripftaffio. Sia pscritto.
Finito.
Attaccare!

Bronzo accanto a oro, la testa di Miss Douce accanto alla testa di Miss Kennedy, da sopra le tendine dell'Ormond bar udirono passare gli zoccoli vicereali, sonante acciaio.
- È lei? chiese Miss Kennedy.
Miss Douce disse sì, seduta con sua ecc., grigio perla e eau de Nil.
- Squisito contrasto, disse Miss Kennedy.
Quando tutta vibrante Miss Douce disse agitata:
- Guardi quello col cilindro.
- Chi? Dove? chiese oro agitata di più.
- Nella seconda carrozza, dissero le umide labbra di Miss Douce, ridendo al sole. Sta guardando. Mi lasci vedere.
Dardeggiò, bronzo, fino all'angolo estremo, schiacciando il volto contro il vetro in un alone di alito affannoso.
Le sue umide labbra riderellarono:
- Gli verrà il torcicollo a forza di guardare all'indietro.
Rise:
- Sant'Addolorata! Non sono dei begli idioti gli uomini?
Con tristezza.
Miss Kennedy trotterellò tristemente via dalla fulgida luce attorcendosi un capello ribelle dietro a un orecchio. Trotterellando tristemente, non più oro, ritorceva attorceva un capello. Tristemente attorceva trotterellando capelli d'oro dietro un orecchio attorto.
- Sono loro quelli che se la spassano, poi disse tristemente.
Un uomo.
Blooche passava davanti alle pipe di Moulang recando in seno le dolcezze del peccato, davanti alle antichità di Wine in memoria recando dolci parole di peccato davanti all'argenteria opaca ammaccata di Carroll, per Raoul.
Il garzone a loro, a loro nel bar, a loro bariste ne venne. Per loro di lui noncuranti sbatté sul banco il vassoio di ceramiche ciarliere. E
- Ecco i vostri tè, disse.
Miss Kennedy con creanza trasferì il vassoio su una cassetta d'acqua minerale rivoltata, lontano dagli occhi, giù.
- Che c'è? rumoroso chiese il garzone screanzato.
- Indovina un po', ribatté Miss Douce, lasciando il suo posto d'osservazione.
- Il suo bello, vero?
Un bronzo altezzoso rispose:
- Ti faccio rapporto a Mrs de Massey se sentirò ancora la tua impertinente insolenza.
- Impertntn tntntn, grugno di garzone sbuffò villanamente, come lui si ritraeva come lei minacciava come era venuto.
Bloom.
Sul suo fiore accigliandosi Miss Douce disse:
-  Che irritante quel moccioso. Se non si comporta come si deve gli tiro l'orecchio lungo un metro.
Signorile in squisito contrasto.
- Non ci faccia caso, soggiunse Miss Kennedy.
Versò in una tazza del tè, poi di nuovo nella teiera tè. Si accoccolarono dietro alla scogliera del banco, attendendo su sgabelli, cassette rivoltate, attendendo che il tè si facesse. Si lisciavano le camicette, ambedue di raso nero, due scellini e nove pence al metro, attendendo che il tè si facesse, e due e sette.
Sì, bronzo da presso, accanto a oro da lungi, udirono acciaio da presso, zoccoli risonar da lungi, e udirono acciardizoccoli sonardizoccoli sonardacciaio.
- Sono terribilmente abbronzata, vero?
Miss bronzo si scoprì il collo.
- No, disse Miss Kennedy. Diventa scuro dopo. Ha provato il borace in acqua di lauroceraso?
Miss Douce si alzò a metà per guardarsi di traverso la pelle nello specchio del bar adorno di caratteri dorati, ove baluginavano bicchieri da vino del Reno e chiaretto e in mezzo ad essi una conchiglia.
- Per non parlare delle mani, disse.
- Provi con la glicerina, consigliò Miss Kennedy.
Dicendo addio al collo e alle mani Miss Douce
- Quella roba fa venire uno sfogo e basta, rispose riseduta. Ho chiesto qualcosa per la pelle a quel vecchio rimbambito che sta da Boyd.
Miss Kennedy, versando il tè del tutto fatto, fece una smorfia e pregò:
- Oh, per l'amor di Dio, non me lo rammenti!
- Aspetti che glielo racconti, supplicò Miss Douce.
Versato il dolce tè Miss Kennedy col latte coi mignoli ostruiva ambo le orecchie.
- No, oh no, gridò.
- Non voglio sentire, gridò.
Ma Bloom?
Miss Douce grugnì con voce stronfante di rimbambito tabaccoso:
- Per la sua che? dice lui.
Miss Kennedy si disostruì le orecchie per udire, parlare: ma disse, ma pregò ancora:
- Non mi ci faccia pensare o morirò. Quel vecchio disgustoso! Quella sera alle Antient Concert Rooms.
Sorseggiò disgustata la sua pozione, tè caldo, un sorso, sorseggiò dolce tè.
- Eccolo lì, disse Miss Douce, inclinando di tre quarti la bronzea testa, arricciando le pinne del naso. Uf! Uf!
Uno stridulo strillo di risa sgorgò dalla gola di Miss Kennedy. Miss Douce stronfiava su e giù per le narici che vibravano impertntn qual grugno in cerca.
- Oh! strillando, Miss Kennedy gridò. Si scorderà mai del suo occhio sporgente?
Miss Douce echeggiò con profondo riso bronzeo, urlando:
- E quell'altro occhio!
Bloodelquale l'occhio scuro leggeva il nome di Aaron Figolter. Perché mi vien sempre in mente Ficoltor? Raccolta dei fichi probabilmente. E il nome da ugonotto di Prosper Loré. Davanti alle sante vergini di Bassi passarono gli occhi scuri di Bloom. Azzurrovestita, bianca sotto, vieni a me. Credono che sia Dio: o una dea. Quelle di oggi. Non m'è riuscito di vedere. Quel tale che parlava. Studente. Dopo col figlio di Dedalus. Forse era Mulligan. Tutte vergini graziose. questo che attira tutti quei porcaccioni: il bianco.
Passavano i suoi occhi. Le dolcezze del peccato. Dolci son le dolcezze.
Del peccato.
In uno scampanio di risatelle giovani voci bronzoro si fondevano, Douce con Kennedy l'altro occhio. Le giovani teste all'indietro, bronzo risodoro, libero lasciavano volare il loro riso, gridando, l'altro, cenni scambievoli, alte note penetranti.
Ah, ansimanti, sospiranti. Sospiranti, ah, spenta la loro allegrezza smorì.
Miss Kennedy labbreggiò di nuovo la sua tazza, alzata, bevve un sorso e ririderellò. Miss Douce, chinandosi di nuovo sul vassoio, arricciò di nuovo il naso e roteò buffi occhi imbottiti di grasso. Di nuovo Kennyriderella, chinando le bionde guglie di capelli, chinandosi, mostrato il suo pettine di tartaruga, dalla bocca spruzzò il tè, soffocando per il tè e il ridere, tossendo soffocata, strillando:
- Occhi untuosi ! Pensi un po', essere sposata a un uomo simile, strillò. Con quei quattro peli di barba!
Douce dié pieno sfogo a uno splendido strillo, uno strillo pieno di donna piena, delizia, gioia, indignazione.
- Sposata al naso unto! strillò.
Squillanti, con riso profondo, dopo, oro dopo bronzo, si provocarono reciprocamente a uno scampanio dopo l'altro, risuonando alternativamente, bronzoro orobronzo, squillanteprofondo, una risata dopo l'altra. E poi risero ancora. So chi ha il nasocchio unto. Esauste, senza fiato le teste scosse appoggiarono, l'intrecciata e ingugliata presso quella dal lucido pettine, contro l'orlo del banco. Tutte arrossite (Oh!), ansimanti, sudate (Oh!), tutte senza fiato.
- Oh, dio degli dei! Miss Douce disse, sospirò al di sopra della sua rosa danzante. Ho fatto male a rider tanto. Son tutta bagnata.
- Oh, Miss Douce! protestò Miss Kennedy. Lei è un orrore!
E arrossi ancor di più (orrore!) ancor più dorata.
Davanti all'ufficio di Cantwell vagava Untobloom, davanti alle vergini di Ceppi, splendenti delle loro tinte oleose. Il padre di Nannetti vendeva quella roba là, andando di porta in porta come me. La religione rende. Bisogna lo veda per quel trafiletto di Keyes. Prima mangiare. Voglio. Non ancora.  Alle quattro, ha detto. Il tempo che passa sempre. Lancette che girano. Avanti. Mangiar dove? Il Clarence, Dolphin. Avanti. Per Raoul. Mangiare. Se racimolo cinque ghinee con quegli avvisi. Sottovesti di seta violetta. Non ancora. Le dolcezze del peccato.
Arrossita meno, sempre meno, doratamente pallente.
Nel loro bar entrò disinvolto Mr Dedalus. Schegge, levando schegge da una delle unghie rocciose. Schegge. Entrò disinvolto.
- Ben tornata, Miss Douce.
Le tenne la mano. Passate bene le vacanze?
- Fantastiche.
Sperava che avesse avuto bel tempo a Rostrevor.
- Magnifico, disse lei. Guardi in che stato sono. Lunga distesa sulla spiaggia tutto il giorno.
Bronzeo candore.
- Lei è stata una gran birbona, le disse Mr Dedalus premendole indulgentemente la mano. Indurre in tentazione i poveri uomini ingenui.
Miss Douce di raso doucemente ritirò il braccio.
- Ma stia un po' zitto, disse. Non mi verrà a dire di essere ingenuo, lei.
Lo era.
- Be sì, lo sono, disse pensoso. Sembravo così ingenuo nella culla che mi hanno battezzato Simoncino l'ingenuo.
- Deve esser stato un cocco di mamma, disse Miss Douce in risposta. E per oggi cosa ha ordinato il dottore?
- Be', disse pensoso, quello che dice lei. Penso che dovrò incomodarla per un po' d'acqua fresca e un mezzo bicchiere di whisky.
Tintinnìo.
- Con la massima sollecitudine, acconsentì Miss Douce.
Con graziosa sollecitudine si volse verso lo specchio dorato Cantrell e Cochrane. Con grazia spillò dal barilotto di cristallo una misura di whisky dorato. Fuori da una falda dell'abito Mr Dedalus cavò pipa e borsa di tabacco. Sollecitudine ella proferì. Lui sbloccò la cannuccia con due roche note di piffero.
- Per Giove, disse pensoso. Ho sempre avuto voglia di vedere i monti Mourne. Dev'essere un gran tonico l'aria di lassù. Ma ogni desiderio alfin si avvera, dicono. Sì, sì.
Sì. Premeva col dito filamenti di capelli, venerei peli di lei, di sirena, giù nel fornello della pipa. Schegge. Filamenti. Pensoso. Tacito.
Nessuno non diceva nulla. Sì.
Allegramente Miss Douce lustrava un bicchiere, trillando:
- Ahidolores, dei mari orientali regina!
- C'è stato Mr Lidwell, oggi?
Entrò Mr Lenehan. Attorno a sé sbirciò Lenehan. Mr Bloom giunse al ponte Essex. Sì, Mr Bloom traversò il ponte di Siessex. A Marta bisogna che scriva. Comprare carta. Da Daly. Commessa lì cortese. Bloom. Vecchio Bloom. Bloom blu è la patina sul fior di segale.
- C'è stato a ora di colazione, disse Miss Douce.
Lenehan si fece avanti.
- Ha cercato di me Mr Boylan?
Egli chiese. Ella rispose:
- Miss Kennedy, c'è stato Mr Boylan mentre io ero disopra?
Ella chiese. Miss voce di Kennedy rispose, una seconda tazza di tè in bilico, lo sguardo su una pagina:
- No. Non c'è stato.
Miss sguardo di Kennedy, udita non vista, seguitò a leggere. Lenehan attorno alla teca dei tramezzini girò il suo tondo corpo intorno.
- Cucù! Chi c'è nell'angolino?
Nessuno sguardo di Kennedy ricompensandolo pure egli fece altri approcci. Attenzione ai punti fermi. Leggere solo le nere: o tondo e esse storto.
Tinnulo calessino tinnulo.
Ragazza d'oro leggeva e non alzava sguardo. Non far caso. Non fece caso mentre lui solfeggiava a memoria una favoletta proprio per lei, cianciugliando chioccio:
- Uuna volpe incontrò uuna cicogna. Disse laa volpe allaa cicogna: Mee lo ficchi iil becco iin gola ee mi tiri su uun osso?
Ronzava indarno. Miss Douce si volse al suo tè, fra sé.
Lui sospirò, fra sé:
- Ahimè! Povero me!
Salutò Mr Dedalus e ne ebbe un cenno di risposta.
- Saluti dal celebre figlio di un padre celebre.
- Chi sarà mai? chiese Mr Dedalus.
Lenehan aprì gioviali le braccia. Chi?
- Chi sarà mai? chiese. E lo chiede a me? Stephen, il giovane bardo.
Secco.
Mr Dedalus, padre celebre, ripose la pipa piena di tabacco secco.
- Ah, disse. Lì per lì non l'avevo riconosciuto. Mi si dice che è sempre in eletta compagnia. E' molto che non lo vede?
Non era molto.
- Ho cioncato nettare seco lui proprio oggi, disse Lenehan. Da Mooney en ville e da Mooney sur mer. Aveva ricevuto la grana per i servizi resi dalla sua musa.
Sorrise a labbra di bronzo umide di tè, a labbra e ad occhi in ascolto.
- L'élite di Erin pendeva dalle sue labbra. Hugh MacHugh, il ponderoso ponzatore, il più brillante scriba e giornalista di Dublino, e quel giovin menestrello dell'ovest umido e selvaggio noto con l'eufonico appellativo di O'Madden Burke.
Dopo un po' Mr Dedalus alzò il suo grog e
- Deve essere stato divertentissimo, disse. Vedo.
Vede. Bevve. Con occhio lungimorentemontano. Posò il bicchiere.
Guardò verso la porta della sala.
- Vedo che avete spostato il piano.
- Oggi c'è stato l'accordatore, rispose Miss Douce, ad accordarlo per il concerto pubblico e non avevo mai sentito un esecutore così squisito.
- Ma davvero?
- Non è vero, Miss Kennedy? Proprio la vera classica, sa. E anche cieco, poveretto. Non doveva avere più di vent'anni, ci scommetto.
- Ma davvero? disse Mr Dedalus.
Bevve e si allontanò.
- Che pena a guardarlo in faccia, si condolse Miss Douce.
Dio maledica il figlio d'una troia.
Din alla sua pietà pianse in risposta il campanello di un cliente. Alla porta della sala da pranzo venne il calvo Pat, venne il tribolato Pat, venne Pat, cameriere dell'Ormond. Birra bionda per cliente. Bionda senza sollecitudine ella servì.
Con pazienza, Lenehan attendeva Boylan boylente d'impazienza, tintinnante calessino di blazes boy.
Alzando il coperchio egli (chi?) guardò nella cassa (cassa?) le oblique triple (piano!) corde. Premette (lo stesso che le aveva premuto indulgentemente la mano), pedaleggiando piano un trio di tasti per vedere avanzare i cuscinetti di feltro, per sentire il colpo in sordina dei martelletti in azione.



Due fogli di carta pergamenata crema uno di riserva due buste quando ero da Wisdom Hely il saggio Bloom da Daly Henry Flower comperò. Non sei felice a casa tua? Fiore per consolarmi e uno spillo porta male. Vuol dire qualcosa, linguaggio dei fio. Era una margherita? Innocenza, ecco cos'è. Ragazza rispettabile incontro dopo la messa. Grazie mille tante. Il saggio Bloom adocchiò sulla porta un avviso, un'ondulante sirena che fumava fra amabili onde. Fumate sirene, la boccata più fresca di tutte. Grondante chioma: derelitta d'amore. Per un uomo. Per Raoul. Adocchiò e vide di lontano sul ponte Essex un gaio cappello sopra un calessino. È. Terza volta. Coincidenza.
Tinnulo su molleggianti gomme scarrozzava dal ponte alla riva Ormond. Seguire. Arrischiare. Affrettarsi. Alle quattro. Vicino ora. Fuori.
- Due pence, signore, si arrischiò a dire la commessa.
- Aha... Me ne scordavo... Scusi...
- E quattro.
Alle quattro lei. Seducente sorrise a Blooluiche. Bloo sorrì affret and. Era. Credi d'essere il solo pesce nel mare? Lo fa con tutti. Per uomini.
Nel silenzio sonnolento oro si chinava sulla pagina.
Dalla sala giunse un richiamo, lento a morire. Era un diapason che aveva l'accordatore che lo aveva scordato e che lui ora toccava. Ancora un richiamo. Che lui ora teneva sospeso sì che quello ora palpitava. Senti? Palpitava, puro, più puro, soave e più soave, la sua ronzante forchetta. Più lento a morire il richiamo.
Pat pagò per la bottiglia di gazzosa del cliente: e al di sopra di bicchiere vassoio e bottiglia di gazosa avanti di partirsi sussurrò, calvo e tribolato, con Miss Douce.
- Le vivide stelle vaniscono...
Un canto senza voce cantava dall'interno, cantando:
- ... sorge il mattino.
Una duodecima di note alate cinguettò una fulgida acuta risposta al tocco di mani sensibili. Fulgidamente i tasti, tutti arpicordanti, invocavano una voce che intonasse la melodia del rorido mattino, della giovinezza, del congedo d'amore, del mattino di vita, del mattino d'amore.
- La rugiada imperla...
Le labbra di Lenehan al di sopra del banco balbutivano un tenue fischio di lusinga.
- Ma guardi da questa parte, disse, o Semiramide.
Tintinnio di calessino accostò il marciapiede e si fermò.
Ella si eresse e chiuse la sua lettura, Semiramide: irritata derelitta, sognante si eresse.
- È caduta da sé o l'hanno spinta? le chiese.
Rispose, sprezzante:
- Non far domande e non sentirai bugie.
Signorilmente, mente da signora.
Le eleganti scarpe gialle di Blazes Boylan scricchiolarono sul pavimento del bar al suo incedere. Sì, oro da presso accanto a bronzo da lungi. Lenehan udì e conobbe e salutò:
- Vedete approssimarsi l'eroe conquistatore.
Tra la vettura e la vetrina, camminando cautamente, passò Bloom, eroe inconquistato. Vedere, mi potrebbe. Il sedile dove stava: caldo. Nero cauto gattone andava verso la borsa da legale di Richie Goulding, alzata in aria a mo' di saluto.
- E io da te...
- Mi han detto che era da queste parti, disse Blazes Boylan.
Si toccò in onore della bionda Miss Kennedy la tesa della paglietta sulle ventitré. Lei gli sorrise. Ma sorella bronzo la vinse nel sorriso, sprimacciando per lui una più calda chioma, un seno e una rosa.
Boylan ordinò le libagioni.
- Cosa prende? Un bicchiere di birra scura? Una scura, prego e una prunella per me. Niente telegramma ancora?
Ancora no. Alle quattro lui. Chi ha detto le quattro?
Il pomo d'Adamo e le sventole rosse di Cowley sulla porta dell'ufficio dello sceriffo. Evitare. Goulding ancora di salvezza. Che fa all'Ormond? Vettura in attesa. Attendere.
Olà. Dove si va di bello? A mangiare qualcosa? Anch'io proprio ora. Entriamo qui. Come, l'Ormond? Il più conveniente di Dublino. Davvero? Sala da pranzo. Starci quieti. Vedere, senza esser visti.  Allora quasi quasi vengo con lei. Forza. Richie entrò per primo. Bloom seguì la borsa. Mangiare da principi.
Miss Douce levò il braccio in alto per prendere un boccione, tendendo il braccio di raso, il busto, che quasi erompeva, tanto in alto.
- Oh! Oh! ansimò Lenehan, tenendo il fiato a ogni tesa. Oh!
Ma facilmente ella afferrò la preda e giù la trasse trionfante.
- Perché non cresce un po'? chiese Blazes Boylan.
Ellabronzo, versando dall'orciolo spesso liquido sciropposo per le sue  labbra, lo guardava fluire (fiore all'occhiello: chi gliel'ha dato? ), e sciroppava con la voce:
- Nelle botti piccole c'è il vino buono.
Cioè a dire lei. Precisa versava prunosciropposa prunella.
- Alla salute, disse Blazes.
Gettò giù una grossa moneta. Moneta risuonò.
- Fermo, disse Lenehan, finché io...
- Salute, augurò, levando la birra ebulliente.
- Sceptre vincerà a occhi chiusi, disse.
- Mi ci son buttato un po' troppo, disse Boylan ammiccando e bevendo. Non per me, sa. Ghiribizzo di un'amica.
Lenehan bevve ancora e ghignò alla birra inclinata e alle labbra di Miss Douce che quasi canticchiavano, non chiuse, il canto marino che le labbra di lei avevan trillato. Ahidolores. I mari orientali.
La pendola ronzò. Miss Kennedy passò di là (fiore, chissà chi l'ha dato), portando via il vassoio del tè. La pendola rintoccò.
Miss Douce prese la moneta di Boylan, batté un colpo secco sulla tastiera della cassa. Tintinnò. La pendola rintoccò. La bella d'Egitto rimestò e frugò nel cassetto e canticchiò e porse monete di resto. Guardare ad ovest. Rintocco. Per me.
- Che ore dice? chiese Blazes Boylan. Le quattro?
Alla pendola.
Lenehan, occhietti famelici su di lei canticchiante, sul seno canticchiante, tirò per la manica Blazes Boylan.
- Udiamo l'ora, disse.
La borsa di Goulding, Collis, Ward guidò Bloom fra tavole fiorite di segala platinata di blu. Incerto scelse con agitata certezza, fra l'attenzione del calvo Pat, una tavola vicino alla porta. Esser vicini. Alle quattro. Se n'è dimenticato? Forse un trucco. Non andare: aguzza l'appetito. Io non potrei. Attendi, attendi. Pat, attento, attendeva.
Scintillante bronzo azzurrocchiava il fiocco e gli occhi azzurro-cielo di Blazzurro.
- Andiamo, insisteva Lenehan. Non c'è nessuno. Non l'ha mai sentito.
- ... alle labbra di Flora s'appressava.
Alta, una nota alta, scampanò acuta, limpida.
Bronzodouce, congiunta alla sua rosa or saliente or ritrosa, cercava il fiore e gli occhi di Blazes Boylan.
- Per favore, per favore.
Invocava fra ricorrenti frasi di devozione.
- Mai ti potrei lasciar...
- Tra un pochinino, promise Miss Douce pudicamente.
- Ma no, ora, insisteva Lenehan. Sonnez la cloche! Via! Non c'è nessuno.
Ella guardò. Presto. Miss Ken fuori portata d'orecchio. Chinata a un tratto. Due volti infiammati la osservavano chinarsi.
Tremuli gli accordi si staccarono dal motivo, lo ritrovarono, accordo perduto, e lo perdettero e ritrovarono smorente.
- Andiamo! Via! Sonnez!
Chinandosi, s'afferrò un lembo di gonna sopra al ginocchio. Differiva. Ancora li tormentava, chinandosi, in sospeso, con occhi malandrini.
- Sonnez!
Schiocco. Lasciò libera a un tratto di scatto la giarrettiera elastica estesa schioccalda contro la coscia schioccante caldicalzata di donna.
- La cloche! gridò Lenehan giubilante. Ammaestrata dal proprietario. Niente imbottitura lì.
Lei sorriseghignò sussiegosa (addolorata! non sono dei begli?) ma, scorrendo verso la luce, mite sorrise a Boylan.
- Lei è la quintessenza della volgarità, disse scorrendo.
Boylan occhieggiava, occhieggiava. Riversò il calice accostato alle grosse labbra, scolò il suo picciol calice, sorbendo le ultime grosse gocce violette sciroppose. I suoi occhi ammaliati seguivano la testa scorrente per il bar lungo specchi, arco dorato per bicchieri da gazosa, vino del Reno e chiaretto baluginanti, una conchiglia spinosa, ove concertava, specchiava, bronzo con bronzo più solare.
Si, bronzo da presso.
- ... tesoro, addio!
- Scappo via, disse Boylente d'impazienza.
Sospinse via rapido il calice, afferrò il resto.
- Aspetti un minutino, supplicò Lenehan, bevendo in fretta. Volevo dirle. Tom Rochford...
- Vada all'inferno, disse Blazes Boylan, andandosene.
Lenehan s'ingozzò per andare.
- Ma che ha, gli prudono le corna? disse. Aspetti. Vengo.
Seguì le furiose scarpe scricchiolanti ma si trasse agilmente da parte sulla soglia, salutando forme, una massiccia con una sottile.
- Come sta, Mr Dollard?
- Eh? E lei? E lei? rispose il vago basso di Ben Dollard, abbandonando per un momento i guai di Padre Cowley. Non ti darà più noia, Bob. Alf Bergan dirà una parolina al Lungo. Questa volta gli mettiamo la pulce nell'orecchio a quel Giuda Iscariota.
Sospirando, Mr Dedalus attraversò la sala, col dito palpandosi la palpebra.
- Oh oh, se lo faremo, stornellò allegramente Ben Dollard. Forza, Simon, dacci qualcosa del repertorio. Abbiamo sentito il pianoforte.
Il calvo Pat, tribolato cameriere attento, attendeva ordinazioni di bevande, Power per Richie. E Bloom? Vediamo. Non gli facciamo fare due volte la strada. I suoi calli. Le quattro ora. Che caldo tiene questo nero. E poi i nervi si capisce. Rifrange (vero?) il calore Vediamo. Sidro. Sì, una bottiglia di sidro.
- Cosa c'è? disse Mr Dedalus. Stavo solo improvvisando, bello mio.
- Forza, forza, esclamò Ben Dollard. Lungi da me, grevi crucci. Forza, Bob.
Entrò all'ambio Dollard, brache abbondanti, davanti a loro (acchiappate quell'uomo coi: acchiappatelo presto) in sala. Piombò giù, Dollard, sullo sgabello. Le sue zampe gottose piombarono sugli accordi. Piombarono si fermarono di colpo.
Il calvo Pat sulla soglia incontrò oro senza tè di ritorno. Tribolato voleva Power e sidro. Bronzo presso la vetrina osservava, bronzo di lungi.
Tinnulo un tintinnio del calessino.

Bloom senti un tin, esile suono. Se n'è andato. Lieve singulto d'alito Bloom sospirò sui silenti fiori blu. Tintinnante. Andato. Tintinnio. Senti.
- Amore e guerra, Ben, disse Mr Dedalus. Lode al buon tempo antico.
I baldanzosi occhi di Miss Douce, ignorati, si staccarono dalle tendine, feriti dalla luce del sole. Andato. Pensosa (chi sa?) ferita (la luce feritrice) abbassò la gelosia con una fune scorrevole. Fece scendere pensosa (perché se n'è andato così alla svelta quando io?) intorno al suo bronzo, sopra il bar dove il calvo stava con sorella oro, non squisito contrasto, contrasto non squisito acquisito, lenta fredda cupa verdemare scorrevole profondità dombra, eau de Nil.
- C'era il povero vecchio Goodwin al piano quella sera, ricordò loro Padre Cowley. C'era qualche lieve divergenza di opinioni tra lui e il pianoforte a coda Collard.
C'era.
- Riempiva lui tutta la scena, disse Mr Dedalus. Neanche il diavolo lo avrebbe fermato. Diventava un vecchio bisbetico nella fase primaria della bevuta.
- Dio mio, ve ne ricordate? disse Ben massiccio Dollard volgendo gli occhi dalla tastiera punita. E perdio io non avevo l'abito da nozze.
Risero tutti e tre. Non aveva Tabi. Il trio rise. Niente abito da nozze.
- Il nostro amico Bloom fu proprio utile quella sera, disse Mr Dedalus. A proposito dove ho messo la pipa?
Tornò al bar in cerca dell'accordo perduto della sua pipa. Il calvo Pat portava le bevande di due clienti, Richie e Poldy. E Padre Cowley rise di nuovo.
- Fui io a salvare la situazione, Ben, mi pare.
- Invero, asseverò Ben Dollard. E mi ricordo anche di quei pantaloni stretti. Fu un'idea brillante, Bob.
Padre Cowley arrossì fino ai brillanti lobi violacei. Salvò la situa. Pantaloni str. Idea brill.
- Sapevo che era a secco, disse. La moglie sonava il piano alla Casa del Caffè il sabato per un compenso irrisorio e chi fu a mettermi la pulce nell'orecchio dicendomi che faceva quell'altro mestiere? Vi ricordate? Si dovette frugare tutta Holles street per trovarli finché quel tale da Keogh non ci dette il numero. Ricordate?
Ben ricordava, il faccione interrogativo.
- Perdio, ne aveva là di ricchi mantelli da teatro ed altre cose.
Mr Dedalus tornò, pipa in mano.
- Stile Merrion square. Vestiti da ballo, perdio, e gran toilettes. E lui non volle esser pagato. Vero? E che sfilata di cappellini a tricorno e boleri e mutandoni. Vero?
- Certo, certo, annuì Mr Dedalus. Mrs Marion Bloom ha abiti smessi di tutti i tipi.
Tintinnante scarrozzava lungo il fiume. Blazes si abbandonava su molleggianti gomme.
Fegato e bacon. Pasticcio di carne e rognone. Bene, signore. Bene, Pat.
Mrs Marion. Metti in che cosa. Odor di bruciato, Di Paul de Kock. Che nome carino che.
- Com'è che si chiamava? Ragazza pienotta. Marion...
- Tweedy.
- Sì. È sempre viva?
- E vegeta. 
- Era la figlia di...
- La figlia del reggimento.
- Sì, perdiana. Me lo ricordo il vecchio tambur maggiore.
Mr Dedalus strusciò, scoppiettò, accese, esalò un saporoso sbuffo dopo l'altro.
- Irlandese? Non lo so, parola. Lo sai, Simon?
Sbuffo dopo duro sbuffo, uno sbuffo forte, saporoso, scoppiettante.
- Il muscolo buccinatorio è... Come?... Un po' arrugginito... Sì, lei è... La mia irlandesina è Molly, oh!
Sbuffò un acre pennacchio di fumo.
- Dalla roccia di Gibilterra... tutta quella strada.
Languivano nelle profondità d'ombra oceanica, oro presso pompa della birra, bronzo presso maraschino, pensose tutte e due, Mina Kennedy, 4 Lismore terrace, Drumcondra, con Ahidolores, una regina, Dolores, silenziosa.
Pat servì, piatti scoperti. Leopold tagliò fette di fegato. Come s'è detto mangiava con gusto le interiora, gozzi piccanti, uova di merluzzo fritte mentre Richie Goulding, Collis, Ward mangiavano pasticcio di carne e rognone, carne poi rognone, morso a morso di pasticcio egli mangiava Bloom mangiava essi mangiavano.
Bloom con Goulding, sposati nel silenzio, mangiavano. Mangiare da principi.
Per Bachelor's walk tintinnava calessobalzante Blazes Boylan, scapolone, in pieno sole in pieno calore, lucide terga di giumenta al trotto, con schiocco di frusta, su molleggianti gomme: abbandonato, caldoseduto, Boylante d'impazienza, ardentardito. Corna. Prudon le? Corna. Prudon le? Coccocorna.
Coprendo le altre voci Dollard contrabbassò all'attacco, rimbombando sopra bombardanti accordi:
- Quando l'amore assorbe l'ardente anima mia...
Il rullio di Benanimabeniamino rullò fino ai tremanti d'amor palpitanti vetri del tetto.
- Guerra! Guerra! urlò Padre Cowley. Tu sei guerriero.
- Certo, rise il guerriero Ben. Stavo pensando a Love il tuo padrone di casa. Per amore o per forza.
Si fermò. Scosse l'immensa barba, l'immensa faccia sull'errore suo immenso.
- Perbacco, le deve spaccare i timpani, amico, disse Mr Dedalus attraverso l'aroma del fumo, con un organo di codesta forza.
In barbuto riso abbondante Dollard si scrollava sulla tastiera. Ma certo.
- Per non parlare di un'altra membrana. Aggiunse Padre Cowley. Fine del primo tempo, Ben. Amoroso ma non troppo. Lascia fare a me.
Miss Kennedy servì a due signori due boccali di birra fresca. Fece un'osservazione. Certo, disse il primo signore, che era bel tempo. Bevvero birra fresca. Sapeva mica dove andava il Lord luogotenente? E aveva sentito zoccoli d'acciaio, risuonare zoccoli sonanti. No, non sapeva dire. Ma ci doveva essere sul giornale. O non si disturbasse. Nessun disturbo. Agitò il suo Independent spiegato, cercando, il Lord luogotenente, le guglie di capelli lentomoventi, il lord luog. Troppo disturbo, disse il primo signore. No, niente affatto. Come guardava quel. Lord luogotenente. Oro accanto a bronzo sentirono l'acciaio ferrato.
- ... l'ardente anima mia.
Non mi ca-ale del domani.
Nel sugo del fegato Bloom schiacciava patate schiacciate. Guerra e amore, c'è uno che. Cavallo di battaglia di Ben Dollard. Quella sera che corse da noi per farsi prestare un vestito da sera per quel concerto. I pantaloni gli stavano attillati come una pelle di tamburo. Prosciutti musicali. Che risate fece Molly quando usci. Si buttò di traverso sul letto strillando, scalciando. Con tutti gli ammenicoli in mostra. Oh, santi del cielo, son tutta bagnata! Oh, le signore della prima fila! Oh, non ho mai riso tanto! Be', si capisce, è questo che gli dà il basso barilottono. Gli eunuchi per esempio. Chissà chi suona ora. Bel tocco. Dev'essere Cowley. Musicista. Riconosce qualsiasi nota gli si suoni. Gli puzza il fiato, poveretto. Smesso.
Miss Douce, invitante, Lydia Douce, s'inchinò al mellifluo procuratore, George Lidwell, un signore, che entrava. Buonasera. Porse l'umida mano, mano da lady, alla sua decisa stretta. Sera. Si, era tornata. Un'altra volta al solito tran tran.
- I suoi amici son dentro, Mr Lidwell.
George Lidwell, mellifluo, procurato, teneva la lydiamano.
Bloom mangiava feg come già detto. Almeno qui è pulito. Quel tale da Burton, viscoso di cartilagini. Nessuno qui: io e Goulding. Tavole pulite, fiori, tovaglioli a mitra. Pat avanti e indietro, il calvo Pat. Niente da fare. Il più conveniente di Dub.
Ancora il piano. Cowley. Come ci si siede davanti, un tutto unico, comprensione reciproca. Noiosi scorticatori che grattano i violini, con l'occhio fisso alla punta dell'arco, segano il violoncello, ti fan venire in mente il mal di denti. Il lungo sonoro russare di lei. Quella sera che si era in palco. Il trombone sotto soffiava come un tricheco tra un atto e l'altro, quell'altro degli ottoni che svitava, vuotava la saliva. E poi le gambe del direttore, bracalone, ballonzolanti. Fanno bene a nasconderle.
Ballonzolo tintinnante del calessino scarrozzante.
Solo l'arpa. Bella. Luce dorata diffusa. Una fanciulla la toccava. Poppa di una bella. Sugo piuttosto buono degno di un. Nave dorata. Erin. L'arpa che un dì o due. Mani fredde. Ben Howth, i rododendri. Siamo le loro arpe. Io. Lui. Vecchio. Giovane.
- Ah, io non potrei, amico, disse Mr Dedalus, schivo, svogliato.
Energicamente .
- Forza, Dio ti fulmini, ringhiò Ben Dollard. Sputalo fuori a pezzi.
- M'apparì, Simon, disse Padre Cowley.
Verso la ribalta avanzò di qualche passo, grave, alto nel suo dolore, le lunghe braccia tese in avanti. Roco pomo d'Adamo s'arrochì dolcemente. Dolcemente cantò verso un polveroso paesaggio marino appeso di fronte: L'ultimo addio. Un promontorio, una nave, una vela sui gorghi marini. Addio. Una bella fanciulla, il velo ondulante al vento sul promontorio, vento a lei d'intorno.
Cowley cantava:
- M'appari tutt'amor:
Il mio sguardo l'incontr...
Ella agitava, non sentendo Cowley, il suo velo a colui che si partiva, l'amato bene, al vento, amore, vela sfuggente, ritorna.
- Avanti, Simon.
- Ah, son passati per me i bei tempi, Ben... Be'...
Mr Dedalus depose la pipa accanto al diapason e, sedendosi, toccò i tasti obbedienti.
- No, Simon, disse voltandosi Padre Cowley. Suonalo nella versione originale. Un bemolle.
I tasti, obbedienti, si alzarono di un semitono, parlarono, esitarono, confessarono, si confusero.
Dalla ribalta s'allontanò Padre Cowley.
- Via, Simon. Ti accompagno io, disse. Alzati.
Davanti allo zucchero filato all'ananasso di Graham Lemon, davanti all'elefante di Every ballonzolava tinnulo.
Pasticcio, rognone, fegato, purea davanti a un mangiare da principi sedevano i principi Bloom e Goulding. Principi a pranzo levarono e bevvero Power e sidro.
La più bella aria di tenore che mai sia stata scritta, disse Richie: Sonnambula. L'aveva sentita cantare da Joe Maas, una sera. Ah, macché M'Guckin! Sì. Alla sua maniera. Stile da chierichetto. Maas la serviva a modo. A servir messa. Tenore lirico se si vuole. Mai me lo scorderò. Mai.
Teneramente Bloom sul bacon senza fegato vide i tesi lineamenti sforzarsi. Mal di reni che lui. L'occhio morbido del morbo di Bright. Prossimo numero in programma. Pagare il suonatore. Pillole, mollica di pane, costano una ghinea a scatola. Rimandare di un po'. Canta anche lui: Laggiù fra i morti. Appropriato. Pasticcio di rognone. Dolcezze alla. Non se ne cava un gran che. Il più conveniente di. Tipico di lui. Power. Esigente per il bere. Cè un difetto nel bicchiere, dell'acqua Vartry fresca. Pizzica i fiammiferi al banco per risparmiare. E magari butta via una sovrana per donne. E quando n'è bisogno manco un soldo. Ubriaco rifiutava di pagare il biglietto. Strani tipi.
Mai Richie avrebbe dimenticato quella sera. Campasse mill'anni, mai. La piccionaia al vecchio Royal col piccolo Peake. E quando la prima nota.
La parola s'arrestò sulle labbra di Richie.
Ora attacca a contar balle. Rapsodie su tutto. Crede alle proprie menzogne. Proprio ci crede. Bugiardo formidabile. Ma ci vuole buona memoria.
- Che aria era? chiese Leopold Bloom.
- Tutto è sciolto.
Richie sporse le labbra in fuori. Una nota in sordina incipiente dolce fata fatale mormorava tutto. Un tordo. Tordo canoro. Il suo alito, dolce d'uccello, i solidi denti di cui è fiero, flautato di flebile angoscia. È sciolto. Suono pieno. Due note in una. Quel merlo che sentii nella valle dei biancospini. Riprendeva i miei motivi che intrecciava e trasformava. Ogni nuovo richiamo è sciolto in ogni. Eco. Com'è dolce la risposta. Come avviene? Tutto sciolto ormai. Funebre fischiava. Caduta, resa, sciolti.
Bloom inclinava l'orecchio leopoldino, ripiegando sotto il vaso una frangia del centrino. Ordine. Si, mi ricordo. Bella aria. Nel sonno a lui ne andò. Innocenza a lume di luna. Eppure la trattiene. Coraggiosi, non conoscono il pericolo. Chiamar per nome. Toccar l'acqua. Tinnulo calessino. Troppo tardi. Lei voleva andare. Ecco perché. Donna. Tanto vale fermare il mare. Si: tutto è sciolto.
- Un'aria stupenda, disse Bloom sciolto Leopold. La conosco bene.
Mai in vita sua aveva Richie Goulding.
Anche lui la conosce bene. O la sente. Sempre fissato sulla figlia. Saggia figlia che conosce il padre, ha detto Dedalus. Me?
Bloom in tralice sopra il non fegato vide. Viso del tutto è sciolto. Richie irresistibile una volta. Oggi vecchi scherzi stantii. Faceva muover l'orecchio. L'anello del tovagliolo all'occhio. Ora fa portare in giro dal figlio lettere che bussano a quattrini. Walter strabico, signore ho fatto, signore. Non vorrei disturbare ma mi attendevo del denaro. Scusi.
Ancora il piano. Suona meglio dell'ultima volta che l'ho sentito. Accordato probabilmente. Si è fermato un'altra volta.
Dollard e Cowley incitavano ancora il cantante restio buttafuori.
- Fuori, Simon.
- Su, Simon.
- Signore e signori, mi sento molto lusingato dalle vostre cortesi insistenze.
- Su, Simon.
- Non ho soldi, ma se mi presterete un po' d'attenzione mi proverò a cantarvi la storia di un cuore affranto.
Presso la teca dei tramezzini in ombra protettrice, Lydia il suo bronzo e la sua rosa, grazia di gran signora, concedeva e ritraeva: come in fresca glauca eau de Nil Mina a boccali due le sue auree guglie.
Gli arpeggi del preludio tacquero. Un accordo a lungo tenuto, sospeso si trascinò dietro la voce.
- M'apparì tutt'amor.
Richie si voltò.
- La voce di Sim Dedalus, disse.
Cervello toccato, guance in fiamme, ascoltavano sentendo quel fiotto tutt'amore fluire su pelle membra cuore umano anima midollo. Bloom fece un cenno a Pat, il calvo Pat è un cameriere duro d'orecchio, perché socchiudesse la porta del bar. La porta del bar. Ecco. Basta cosi. Pat, cameriere attento, attendeva, attendendo di udire, perché era duro d'orecchio vicino alla porta.
- Il mio cor ansioso a lei volò.
Attraverso il silenzio d'aria una voce cantava per loro, bassa, non pioggia, non foglie murmuri, come nessuna voce di arco o di fiato o di come-si-chiamano ribeche accarezzando con parole le loro quiete orecchie, i quieti cuori di ciascuno ognuno memore della sua vita passata. Buono, buono da sentire: l'ansia da loro s'involò da ciascuno appena apparì all'udito. Appena apparì alla vista, lo sperduto Richie Poldy, misericordia della beltà, udita da chi mai se lo sarebbero aspettato, la sua prima misericorde dolceamorosa spesso amata parola.
L'amore che canta: d'amor la vecchia dolce canzone. Bloom svolse lentamente l'elastico dal pacchetto. D'amor la vecchia dolce sonnez la oro. Bloom avvolse una matassa attorno a quattro dita a forchetta, la tese, la allentò, e la avvolse attorno al suo agitato raddoppiata, quadruplicata, in ottava, l'assicurò stretta.
- M’invaghì quell’angelica beltà...
I tenori hanno donne in tutti i registri. Li mette in forma. Gettagli il fiore ai piedi. Quando ci vediamo? La testa me la fan. Tintinnio invaghito. Lui non canta per le tube. La testa te la fan proprio girrare. Profumata per lui. Che profumo usa tua moglie? Lo voglio sapere. Tin. Fermo. Bussa. Un'ultima guardatina allo specchio sempre prima di aprire la porta. L'ingresso. Lì? Come va? Io bene.  Cosa? Oppure? Scatoletta di pastiglie, profumabaci, nella borsetta. Siì Mani cercavano le opulente.
Ahimè! la voce salì, sospirando, mutata: sonora, piena, fulgida, superba.
- Il pensier di poter palpitar con lei d'amor...
Ancora un timbro stupendo. L'aria di Cork è più dolce anche l'accento. Che sciocco! Avrebbe potuto fare un mare di quattrini. E lui sbaglia le parole. Ha logorato la moglie: ora canta. Ma si fa presto a dire. Loro due soli. Se non si sfascia. Diretto laggiù al trotto. Anche le mani e i piedi gli cantano. Bere. Nervi ipertesi. Bisogna essere astemio per cantare. Minestrina alla Jenny Lind: brodo, salvia, uova crude, mezza pinta di crema. Per cremoso sognante.
Tenerezza ne sgorgava: lenta, montante. Piena palpitò. Cosi, proprio cosi. Ah, dài! Prendi! Palpito, un palpito, un superbo eretto pulsare.
Parole? Musica? No: è quello che c'è dietro.
Bloom avvolgeva, svolgeva, annodava, snodava.
Bloom. Fiotto di calda frenetica leccalatutta segretezza fluiva per rifluir fuori in musica, in desiderio, fiotto scuro da leccare, invadente. Tastarla, tenerla, titillarla, toccarla. Tuppe. Pori dilatati che si dilatano. Tup. Il piacere il tocco il calore il. Tup. Scrosciare delle cateratte di scrosci scroscianti. Fiotto scroscio, flusso, scroscio di piacere, tuppalpito. Ora! Linguaggio d'amore.
- ... sopir il martìr...
Esaltante. Lydia per Lidwell squittio quasi non udito tanto signorile musa insquittiva per sopire il martirio.
È la Marta. Coincidenze. Sto proprio per scrivere. L'aria di Lionello. Bel nome che hai. Non posso scrivere. Accetta il mio piccolo reg. Toccare le corde del cuore e quelle della borsa anche. È una. Ti ho chiamato ragazzaccio. Però il nome: Marta. Che stranezza ! Oggi.
La voce di Lionello tornava, più debole ma instancabile. Cantava ancora per Richie Poldy Lydia Lidwell cantava anche per Pat bocca aperta orecchio attento in attesa. Come appari tutt'amor, come il cor a lei volò, come sguardi, forma, parole, invaghirono lui Gould Lidwell, conquisero il cuore di Pat Bloom.
Però, mi piacerebbe vederlo in faccia. Si capisce meglio. Ecco perché il barbiere da Drago mi guardava sempre in faccia quando parlavo alla sua faccia nello specchio. E poi si sente meglio qui che dentro il bar per quanto più lontani.
- Sculta in cor dall'amor...
La prima sera che m'appari da Mat Dillon a Terenure. In giallo e pizzi neri. Gioco delle seggiole musicali. Noi due ultimi. Destino. Dietro a lei. Destino. Giri e giri lenti. Giro svelto. Noi due. Tutti guardavano. Fermi. Lei giù a sedere. Tutti gli eliminati guardavano. Labbra ridenti. Ginocchia gialle.
- Il mio sguardo l'incontrò...
Cantava. L'attesa cosa cantò. Io voltavo le pagine. Voce piena di profumo di quale profumo il tuo lillà. Il seno le vidi, tutte due piene, la gola gorgheggiante. M'apparì. Mi ringraziò. Perché me? Destino. Occhi spagnoleschi. Sotto un pero solitario patio quest'ora nella vecchia Madrid una parte nell'ombra Dolores Leidolores. A me. Ah, l'esca. Adescatrice.
- Marta! Ah, Marta!
Abbandonando ogni languore Lionello urlava la sua pena, il grido di passione dominante perché l'amore tornasse con più profondi eppur ascendenti accordi. In grido di solitudine lionellesca perché sapesse, Marta, e lo sentisse. Lei sola egli attendeva. Dove? Qui là cercate là qua tutti cercate dove. In qualche parte.
- Tu sparisti e il mio cor col tuo n'andò;
Tu la pace mi rapisti!
Solo. Unico amore. Unica speranza. Unico conforto per me. Marta, do di petto, ritorna.
- Di dolor!
Si librava, uccellino, sosteneva il volo, puro veloce grido, librato orbe argentino balzava sereno, accelerando, sostenuto, a lei volò, non tenerlo troppo a lungo lungo fiato fiato vita lunga, librandosi alto, alto risplendente, in fiamme, coronato, alto nell'effulgenza simbolistica, alto, dell'etereo seno, alto, dell'alta vasta irradiazione ovunque tutto librato tutto attorno intorno al tutto, l'infinitonitonitonito...
- Io morirò!
Siopold !
In cenere.
Volò. Ben cantato. Tutti applaudivano. Lei dovrebbe. Tornar. A me, a lui, a lei, anche a te, a me, a noi.
- Bravo! Ciacciac. Ottimo, Simon. Ciacciacciac. Bis! Ciaccicciac. Come una campana. Bravo, Simon! Ciacciocciac. Bis, bisciac, dicevano, urlavano, applaudivano tutti, Ben Dollard, Lydia Douce, George Lidwell, Pat, Mina, due signori con due boccali, Cowley, il primo sig col bocc e bronzo Miss Douce e oro Miss Mina.


Le eleganti scarpe gialle di Blazes Boylan scricchiolarono sui pavimento del bar, come già detto. Tintinnio davanti ai monumenti di Sir John Gray, Orazio monomano Nelson, il reverendo  padre Theobald Mathew, scarrozzava come già detto proprio ora. Al trotto, in pieno calore, caldoseduto. Cloche. Sonnez la. Cloche. Sonnez la. Più lenta la giumenta risalì la collina dalla parte della rotonda Rutland square. Troppo lenta per Boylan, blazes Boylan, impazienza Boylante, trotterellava la giumenta.
Un rintocco ritardato degli accordi di Cowley si chiuse, smorì nell'aria che se n'era arricchita.
E Richie Goulding beveva il suo Power e Leopold Bloom il suo sidro beveva, Lidwell la sua Guinness, il secondo signore disse che avrebbero usufruito di altri due boccali se non le spiaceva. Miss Kennedy smorfiò, biservendo, labbra coralline, al primo, al secondo. Non le spiaceva.
- Sette giorni in prigione, disse Ben Dollard, a pane e acqua. E poi, caro Simon, canteresti come un tordo.
Lionello Simon, cantante, rise. Padre Bob Cowley suonò. Mina Kennedy servì. Il secondo signore pagò. Tom Kernan entrò pavoneggiandosi; Lydia, ammirata, ammirava. Ma Bloom cantava senza voce.
Ammirando
Richie, ammirando, decantava la splendida voce di quell'uomo. Si ricordava d'una sera molti anni fa. Mai scordare quella sera. Sim cantò Fama e onor: fu da Ned Lambert. Buon Dio non aveva mai sentito in vita sua una nota come quella no mai allora infido è meglio separarsi cosi limpida perdio non l'aveva mai sentita poiché amore non dura una voce sonante non dura chieda a Lambert e anche lui glielo dirà.
Goulding, rossore tremulo sul suo pallido, raccontava a Mr Bloom, viso della sera che, Sim in casa di Dedalus, Ned Lambert, cantò Fama e onor.
Egli, Mr Bloom, ascoltava mentre egli, Richie Goulding, raccontava a lui Mr Bloom, della sera in cui egli, Richie, sentì lui, Sim Dedalus, cantare Fama e onor nella sua casa, sua di Ned Lambert.
Cognati: parenti. Non ci parliamo mai quando ci s'incontra. Disaccordo, credo. Lo tratta con disprezzo. Vedi. E lui ad ammirarlo ancor di più. La sera che Sim cantò. La voce umana, due cordicelle di seta. Meravigliosa, più d'ogni altra.
Quella voce era una lamentazione. Più calma ora. Nel silenzio che senti di sentire. Vibrazioni. Ora aria silenziosa.
Bloom disserrò le mani incrociate e con dita allentate pizzicò l'esile corda elastica. Tirò e pizzicò. Ronzò, vibrò. Mentre Goulding parlava dell'emissione di voce di Barraclough, mentre Tom Kernan, risalendo all'indietro in una specie di inquadratura retrospettiva parlava a Padre Cowley in ascolto che suonava un preludio organistico, che annuiva nel suonare. Mentre Big Ben Dollard parlava con Simon Dedalus che accendeva la pipa, che annuiva nel fumare, che fumava.
Tu sparisti. Tutte le canzoni su quel tema. Ancor più Bloom tendeva quella corda. Crudele sembra. Lasciare che la gente s'affezioni: adescarli. Poi separarli a forza. Morte. Esplos. Mazzata in testa. Fuoridaipiedi. Vita umana. Dignam. Ah, la coda di quel sorcio che si dimenava! Cinque scellini ho dato. Corpus paradisum. Cornacchia mangiamorti; pancia come quella di un cucciolo avvelenato. Partito. Cantano. Dimenticato. Anch'io. E un giorno lei con. La lascerà: se ne stancherà. Allora soffrirà. Frignerà. Occhioni spagnoleschi spalancati sul nulla. Le sue abbondantondantondantabbondanti chiome non pettina: te.
Però troppa felicità viene a noia. Tese di più, ancora di più. Non sei felice? Tac! Si spezzò.
Tintinnìo in Dorset street.
Miss Douce ritirò il braccio di raso, rimbrottante, compiaciuta.
- Non si prenda certe libertà, disse, finché non ci conosciamo meglio.
George Lidwell le diceva che davvero che la assicurava: ma lei non ci credeva.
Il primo signore assicurò a Mina che era così. Lei gli chiese se era così. E il secondo boccale le disse di sì. Che era così.
Miss Douce, Miss Lydia, non credeva: Miss Kennedy, Mina non credeva: George Lidwell, no: Miss Dou, non: il primo, il primo: sig col boc: credere, no, no: non, Miss Kenn: Lidlydiawell: il boc.
Meglio scriverla qui. Le penne dell'ufficio postale masticate e storte.
Il calvo Pat a un cenno s'appressò. Penna e inchiostro. Se n'andò. Sottomano. Se n'andò. Tampone per asciugare. Udì, Pat il sordo.
- Sì, Mr Bloom disse, tormentando il fine elastico attorto. Proprio così. Bastano poche righe. Il mio regalo. Tutta questa musica italiana piena di fioritura è. Chi l'ha scritta? A saper il nome si capisce meglio. Tirar fuori carta, busta: noncurantemente. Cosi caratteristica.
- Il più bel numero di tutta l'opera, disse Goulding.
- Sì, disse Bloom.
Non è che numeri. Ecco cos'è tutta la musica a pensarci bene. Due moltiplicato per due diviso per un mezzo fa due volte uno. Vibrazioni: quelle sono accordi. Uno più due più sei fa sette. Fai quel che ti pare coi giochi di prestigio delle cifre. Si scopre sempre che questo è uguale a quello, tutto è calibrato come quel tale che calibra il camino del crematorio del cimiterio. Non si accorge che sono in lutto. Incallito: non pensa che al suo stomaco. Musimatematica. E tu credi di sentire le voci eteree. Ma supponiamo che ti dica qualcosa come: Marta, sette volte nove meno x fa trentacinquemila. Sgonfierebbe tutto. È per via dei suoni è.
Per esempio lui ora sta suonando. Improvvisando. Potrebbe essere qualsiasi cosa finché non si sentono le parole. Bisogna aprir bene le orecchie. Tenderle. Comincia tutto bene: poi si sentono accordi un po' fuori squadra: ci si sente un po' sperduti. Dentro e fuori da sacchi, sopra botti, attraverso fili spinati, corsa a ostacoli. Il tempo fa il motivo. Tutta questione dell'umore. Però sempre piacevole sentire. Meno le scale ascendenti e discendenti, ragazzine che imparano. Due insieme vicine nella casa accanto. Dovrebbero inventare dei pianoforti muti per questo. Milly niente gusto. Strano perché noi due direi. Blumenlied che comprai per lei. Per il nome. Lo suonava lentamente, una ragazza, la sera che tornai a casa, la ragazza. Porta delle scuderie vicino a Cecilia street.
Il calvo sordo Pat portò piatto sottomano inchiostro. Pat dispose con inchiostro penna piatto sottomano. Pat asportò piatto, scodella coltello forchetta. Pat andò.
Era la lingua ideale diceva a Ben Mr Dedalus. Li aveva sentiti da ragazzo a Ringabella, Crosshaven, Ringabella, cantare le loro barcarole. Il porto di Queenstown pieno di navi italiane. A passeggio, sai, Ben, a lume di luna, con quei cappelli da sacripante. Voci fuse insieme Dio, che musica, Ben. Sentita da ragazzo. Cross Ringabella haven luncarole.
Levata di bocca la pipa acre si mise la mano a schermo delle labbra che tubarono un lunare richiamo notturno, limpido da presso, un richiamo da lungi, in risposta. 
Lungo il margine del Freeman arrotolato quell'altro occhio di Bloom vagava cercando ma dove l'ho visto. Callan, Coleman, Dignam Patrick. Ehi-o! Ehi-o! Fawcett. Aha! Stavo proprio guardando...
Spero non stia guardando, furbo come una donnola. Tenne spiegato il Freeman. Non può vedere ora. Ricordarsi di scrivere le e alla greca. Bloom intinse, Bloom morm: caro signore. Il caro Henry scrisse: cara Mady. Avuta la lett e il fio. 'rca miseria dove ho messo? In qualch tas. È assolut imposs. Sottolineare imposs. Scrivere oggi.
Seccatura. Bloom seccato tamburellò piano con dita da ci sto pensando sopra il sottomano piatto portato da Pat.
Avanti. Capisci cosa voglio dire. No, cambiare quella e. Accetta il mio umile reg acclu. Chiedile di non risp. Aspetta. Cinque per Dig. Due circa qui. Un penny per i gabbiani. Elia vie. Sette da Davy Byrne. Fa quasi ott. Diciamo mezza corona. Mio umile reg: vag post due e sei. Scrivimi una lunga. Disprezzi? Tintinnìo, le prudon le? Tanto eccitata. Perché mi chiami ragaz? E tu non lo sei? Oh, Mariuccia ha perduto la cordicella. Ciao per ora. Si, si, ti racconterò. Voglio. Per tenerle su. Chiamami in quell'altro. Altro mondo, ha scritto. Perdo la paz. Per tenerle su. Mi devi credere. Credere. Il bocc. È. Vero.
Sciocchezza scrivere? I mariti non. Conseguenza del matrimonio, le mogli. Perché io son lontano da. Supponiamo. Ma come? Lei deve. Mantenersi giovane. Se scoprisse. Biglietto nel mio miglior capp. No, non dir tutto. Dolore inutile. Occhio non vede. Donna. Tutto fa brodo.
Una vettura di piazza, numero trecentoventiquattro, conducente Barton James, numero uno di Harmony avenue, Donnybrook, nella quale stava un cliente, un signorino, elegantemente abbigliato in un abito di sargia azzurro indaco tagliato da George Robert Mesias, sarto e tagliatore, al numero cinque della riva Eden, e con in testa una paglietta molto distinta, acquistata da John Plasto, cappellaio, al numero uno di Great Brunswick street. Eh? È questa la carrozza che tintinnava e traballava. Davanti alla norcineria Dlugacz colle lustre filze di Agendath trottava una giumenta dalle balde terga.
- Risponde a un'inserzione? chiesero a Bloom gli occhi acuti di Richie.
- Sì, disse Mr Bloom. Rappresentante di commercio in città. Mi sa che non c'è niente da fare.
Bloom morm: le migliori referenze. Ma Henry scriveva: mi ecciterà. Sai come. In fretta. Henry. E alla greca. Meglio aggiungere un poscritto. Cosa sta suonando ora? Improvvisa un intermezzo. P. S. Ta ra ta ta. Come m pun? Mi punirai? Gonna sbilenca che ondeggiava, colpo su. Dimmi voglio. Sapere. Oh. Si capisce se no non chiederei neppure. La la la ri. Finisce languendo in minore. Perché minore triste? Firmare H. Gli piace una coda triste alla fine. P. P. S. La la la ri. Mi sento cosi triste oggi. La ri. Così solo. Llà.
Asciugò alla svelta sul tampone di Pat. Bus. Indir. Copiarlo dal giornale. Mormorava: Società Anonima Callan, Coleman e Co. Henry scriveva:

Miss Martha Clifford.
Fermo posta.
Ufficio Postale Dolphins Barn Lane
  Dublino.

Asciuga nello stesso punto perché non si legga. Bene. Idea da racconto a premio. Qualcosa che il poliziotto ha letto in un tampone. Pagamento in ragione di una ghinea a colon. Matcham pensa spesso alla strega ridente. Povera Mrs Purefoy. S. U.: su.
Troppo poetico quello sulla trist. È stata la musica. C'è una malia nella musica, ha detto Shakespeare. Citazioni per tutti i giorni dell'anno. Essere e non essere. Saggezza a pronta consegna.
Nel roseto di Gerard in Fetter lane egli passeggia, castano occhi grigi. Una vita è tutto. Un corpo. Fai. Ma fai.
Fatto comunque. Vaglia francobollo. ufficio postale un po' più giù. Ora quattro passi. Basta. Da Barney Kiernan ho promesso di vederli. Non mi va quel lavoro. Casa in lutto. Camminare. Pat! Non sente. Sordo come una campana.
Ora la vettura dev'essere quasi arrivata. Parlare. Parlare. Pat! Niente. Sistema i tovaglioli. Ne deve fare di chilometri in una giornata. Dipingergli un altro viso dietro e sarebbero due. Se cantassero ancora un po'. Mi distrae la mente.
Il calvo Pat che è tribolato disponeva tovaglioli a mitra. Pat è un cameriere duro d'orecchio. Pat è un attendente in attesa attento mentre attendi. Ih ih ih ih. Attento mentre attendi. Ih ih. Un attendente inver Ih ih ih ih. Attento mentre attendi. Mentre attendi se tu attendi mentre attendi attenderà. Ih ih ih ih. Ah. Attende mentre attendi.
Douce ora. Douce Lydia. Bronzo e rosa.
Se l'è passata magnificamente, proprio magnificamente. E guardi che bella conchiglia ha portato.
All'altro capo del bar a lui ella portò leggera lo spinoso e ritorto corno marino sì che lui, George Lidwell, procuratore, potesse udire.
- Ascolti! gli ingiunse.
Sotto le parole calde di gin di Tom Kernan l'accompagnatore intesseva musica lenta. È autentica, questa. Come Walter Bapty perse la voce. Cosi, signor mio, il marito lo prese alla gola. Farabutto, disse. Non canterai più canzoni d'amore. E così fu, signor Tom. Bob Cowley tesseva. I tenori hanno don. Cowley si abbandonò all'indietro.
Ah, ora sentiva, lei tenendoglielo all'orecchio. Senta! Senti. Meraviglioso. Ella lo accostò al proprio e attraverso la luce filtrata pallido oro a contrasto scorse. Per sentire.
Tic.
Bloom attraverso la porta del bar vide una conchiglia accostata alle loro orecchie. Egli udì più debolmente quel che loro udivano, ognun solo per sé, poi ciascuna per l'altra, udendo lo scroscio delle onde, sonoro, bombito silenzioso.
Bronzo accanto a oro stanco, presso, lungi, ascoltavano.
Anche l'orecchio di lei è una conchiglia, il lobo che fa capolino lì. Stata al mare. Belle ragazze in riva al mare. Pelle abbronzata irritata. Doveva mettersi della crema prima per farla abbronzare bene. Pane abbrustolito imburrato. Oh non devo scordarmi di quella lozione. Bollicina di febbre vicino alla bocca. La testa te la fan proprio. Capelli arrotolati sopra: conchiglia con alghe. Perché si nascondono le orecchie con quei capelli algosi? E le turche la bocca, perché? I suoi occhi fuori del lenzuolo, uno Yashmak. Trovare il modo di entrarci. Una caverna. Vietato l'ingresso ai non addetti ai lavori.
Il mare credono di sentire. Che canta. Un bombito. È il sangue. Flusso nelle orecchie qualche volta. Be, è un mare. Isole corpuscoli.
Meraviglioso davvero. Cosi distinto. Ancora. George Lidwell ne tratteneva il mormorio, ascoltando: poi la scostò, pian piano.
- Che cosa dicono le onde furiose? le chiese, sorrise.
Incantevole, marsorridendo e non rispondendo Lydia a Lidwell sorrise.
Tic.

Davanti a Larry O'Rourke, a Larry, al bravo Larry O', Boylan sbandò e Boylan svoltò.
Dalla conchiglia abbandonata Miss Mina scorse fino ai boccali in attesa. No, non era tanto sola, maliziosamente la testa di Miss Douce fece sapere a Mr Lidwell. Passeggiate al chiaro di luna in riva al mare. No, non sola. Con chi? rispose nobilmente: con un signore mio amico.
Le dita balenanti di Bob Cowley suonavano di nuovo nei registri alti. Il padron di casa ha la preced. Un po' di tempo. Long John. Big Ben. Lievemente suonava un lieve lieto tinnulo ritmo per dame danzanti, maliziose e sorridenti, e per i loro damerini, i signori loro amici. Uno: uno, uno, uno: due, uno, tre, quattro.
Mare, vento, foglie, tuono, acque, mucche muggenti, il mercato del bestiame, galli, le galline non fanno chicchirichì, i serpenti ssssibilano. C'è musica dappertutto. La porta di Ruttledge; iiii scricchiola. No, è rumore quello. È il minuetto del Don Giovanni che suona ora. Abiti di gala di ogni sorta danzanti nelle sale del castello. Desolazione. I contadini fuori. Facce verdi affamate che mangiano foglie di romice. Carina questa. Guardate: guardate, guardate, guardate, guardate: guardateci dunque.
È gioiosa lo sento. Mai potuto scrivere. Perché? La mia gioia è una gioia diversa. Ma entrambe son gioie. Sì, gioia dev'essere. Il semplice fatto della musica mostra che sei. Spesso credevo che avesse le paturnie fin quando non cominciava a canticchiare. Allora sapevo.
La valigia di M'Coy. Mia moglie e sua moglie. Gatta miagolona. Come il rumore di seta strappata. Lingua. Quando parla come il manico di un mantice. Non possono sostenere gli intervalli musicali degli uomini. Hanno un vuoto anche nella voce. Riempimi. Sono calda. buia, aperta. Molly nel quis est homo: Mercadante. Orecchio contro il muro a sentire. Ci vuole una donna in grado di fornir la mercanzia.
Trotta trin trottò si fermò. L'elegante scarpa gialla dell'elegante Boylan calzini fantasia azzurro cielo si posarono lievi a terra.
Oh, guardate come siamo! Musica da camera. Ci si potrebbe far sopra un gioco di parole. È un genere di musica cui ho spesso pensato quando lei. Acustica si chiama. Tintinnabolio. I vasi vuoti fan più rumore. Perché l'acustica, la risonanza cambia secondo che il peso dell'acqua è uguale alla legge di gravità dell'acqua. Come quelle rapsodie di Liszt, ungheresi, occhi zigani. Perle. Gocce. Pioggia. Plim plim plem plem plom plom. Sssssss. Ora. Forse ora. Prima.
Un picchio alla porta, un ticchio da toc, fa toc Paul de Kock, con un forte fiero picchiotto, coccoricò chicchicchiricoc. Toctoc.
Tic.
- Qui sdegno, Ben, disse Padre Cowley.
- No, Ben, interruppe Tom Kernan. The Croppy Boy, il nostro natio dialetto.
- Sì dài, Ben, disse Mr Dedalus. Uomini prodi e leali .
- Dài, dài, implorarono tutti all'unisono.
Ora vado. Ecco, Pat, ritorna. Vieni. Venne, venne, non si trattenne. A me. Quanto?
- In che tonalità? Sei diesis?
- Fa diesis maggiore, disse Ben Dollard.
Gli artigli tesi di Bob Cowley abbrancarono gli accordi neri cuposonanti.
Devo andare principe Bloom disse a Richie principe. No, disse Richie. Si, devo. Soldi da qualche parte. Ha intenzione di fare una bisboccia da mal di schiena. Quanto? Vedesente labbraparole. Uno e nove. Un penny per lei. Ecco. Dargliene due di mancia. Sordo, tribolato. Forse ha moglie e famiglia che lo attendono, attendono Patty che torni a casa. Ih ih ih ih. Sordo attento mentre attendono.
Ma attendi. Ma senti. Tenebra di accordi. Lugugugubre. Giù. In una cavità dell'oscuro centro terrestre. Oro in ganga. Musica greggia.
La voce dell'età tenebrosa, del disamore, della spossatezza della terra grave s'approssimava, e dolorosa, giunta da lungi, da montagne canute, si appellava agli uomini prodi e leali. Il prete egli cercava, con lui volea parlare.
Tic.
La voce di barilottono di Ben Dollard. Fa del suo meglio per esprimerlo. Gracchio di vaste paludi senz'uomo, senza luna, senza lunadonna. Un altro calo. Fu fornitore della marina mercantile un tempo. Ricordo: cordami resinosi, lanterne di bordo. Fallì per la bellezza di diecimila sterline. Ora è al ricovero Iveagh. Letto numero tal dei tali. È stata la birra Bass numero uno a combinargli questo scherzo.
Il prete è in casa. Il servitor d'un falso prete l'accolse. Entra pur. Il reverendo padre. Con inchini un servo fellone. Code arricciolate di accordi.
Rovinarli. Distruggere la loro vita. Poi costruir loro delle stanzette per finirci i loro giorni. Ninnananna. Nanna oh. Muori, cane. Cagnolino, muori.
La voce ammonitrice, solenne ammonimento, disse loro che il giovane era entrato in solitaria sala, disse loro come solenni echeggiavano là i passi suoi, disse loro della tetra stanza, del prete con la cotta assiso a confessare.
Un buon figliuolo. Ora un po' rammollito. Crede che vincerà il concorso del rebus poetico figurato in Risposte. Riceverete un bel biglietto nuovo da cinque sterline. Uccello che canta nel suo nido. Credeva che fosse il "Canto dell'ultimo menestrello". G tre vuoti o che animale domestico? M due vuoti e lo solca il prode marinaio. Ha sempre una bella voce. E non è un eunuco con tutti gli ammennicoli.
Ascolta. Bloom ascoltava. Richie Goulding ascoltava. E alla porta Pat sordo, Pat calvo, Pat guiderdonato, ascoltava.
Gli arpeggi rallentavano.
La voce di penitenza e di duolo usciva lenta, abbellita di tremoli. La barba contrita di Ben confessava. In nomine Domini, in nome di Dio s'inginocchiò. Si batté la mano sul petto, confessando: mea culpa.
Ancora latino. Te li invischia come uccellini. Prete con il corpus eucaristico per quelle donne. Quel tale nella cappella mortuaria, cofano o coffey, corpusnomine. Chissà dove è andato a finire quel sorcio. Gratta.
Tic.
Ascoltavano: i boccali e Miss Kennedy, George Lidwell, gelide vellicanti palpebre, raso di busto pieno, Kernan, Sim.
La voce sospirosa di duolo cantava. I suoi peccati. Da Pasqua ben tre volte aveva bestemmiato. Figlio di una. Ed una volta invece di andare a messa era andato a giocare. Una volta passando il cimitero per l'anima di mamma pregato non avea. Un ragazzo. Un ragazzo ribelle dell'Irlanda.
Bronzo, in ascolto accanto alla pompa della birra figgeva lungi il guardo. D'anima traboccante. Non pensa neanche lontanamente che io. Molly è un fenomeno per accorgersi se la guardano.
Bronzo figgeva lungi lo sguardo di profilo. C'è uno specchio. È il lato migliore del volto quello? Lo sanno sempre. Picchio alla porta. Ultimo tocco per farsi belle.
Chicchirichì.
A cosa pensano quando sentono musica? Sistema per prendere i serpenti a sonagli. Quella sera che Michael Gunn ci offrÌ il palco. Accordavano gli strumenti. È quello che piaceva di più allo scià di Persia. Gli ricorda la casa dolce casa. E poi si soffiò il naso in una tenda. Forse si usa al suo paese. È musica anche quella. Non così cattiva come sembra. Strombettamento. Ottoni asini raglianti con proboscidi erette. Contrabbassi, impotenti, ferite aperte nei fianchi. I legni mucche muggenti. Pianoforte a mezzacoda aperto coccodrillo la musica ha mascelle. I legni, woodwinds, ricordano il nome di Goodwin.
Era bellissima. Con quel vestito color zafferano, scollato, ammennicoli in mostra. E l'alito le sapeva sempre di chiodo di garofano quando a teatro si chinava per fare una domanda. Le dissi quello che dice Spinoza in quel libro del povero babbo. Ipnotizzata, ascoltava. Occhi così. Si chinava. E quel tale in prima galleria, che la fissava alla disperata tutto il tempo col binocolo. Bellezza della musica bisogna sentirla due volte. Natura e donne basta mezz'occhiata. Dio ha fatto la campagna e l'uomo la canzone. Metti in che cosa. Filosofia. Oh, sorbe!
Tutti andati. Tutti caduti. All'assedio di Ross suo padre, a Gorey caddero tutti i suoi fratelli. A Wexford, di Wexford gli arditi noi siamo, egli potrebbe. Ultimo del suo nome e della sua stirpe.
Anch'io, ultimo della mia stirpe. Milly studentello. Be', forse colpa mia. Niente maschi. Rudy. Troppo tardi ormai. Ma, se no? Se no? Se ancora?
Non aveva odio per nessuno.
Odio. Amore. Non sono altro che parole. Rudy. Tra poco sarò vecchio.
I rintocchi di Big Ben si spiegavano nell'aria. Gran bella voce disse Richie Goulding, rossore in lotta con pallore sul suo volto, a Bloom, tra poco vecchio. Ma quando era giovane?
Ora viene l'Irlanda. Il mio paese al di sopra del re. Ella ascolta. Chi ha paura di parlare del millenovecentoquattro? È ora di svignarsela. Visto abbastanza.
- Beneditemi, padre, Dollard il ribelle gridava. Beneditemi e lasciatemi andare.
Tic.
Bloom guardava, non benedetto di andarsene. Messa su per essere  irresistibile:  a diciotto scellini la settimana. Sono gli uomini che cavano la  grana. È bene  tenere sempre gli occhi aperti. Le belle, quelle belle. In riva alle tristi onde del mare. Il romanzo di una ballerina. Lettere lette ai processi  per rottura di promessa di matrimonio. Al piccioncino suo da parte di  Mammucciola. Risate tra il pubblico. Henry. Non sono io che ho firmato. Che bel nome che.
Giù calava la musica, motivo e parole. Poi accelerato. Il falso prete usciva  soldato dalla sottana frusciante. Un capitano della guardia. La sanno tutta a  memoria. Il brivido per cui prudono. Capitano della guar.
Tic. Tic.
Rabbrividendo ella ascoltava, chinandosi piena di simpatia ad  ascoltare.
Volto inespressivo Vergine, direi: o appena toccata. Scriverci  qualcosa sopra:  pagina. Altrimenti cosa diventano? Declinano, disperano. Le mantiene  giovani.  E poi si ammirano. Vediamo. Suoniamo su di lei. Strumento alle  labbra. Corpo  candido di donna, flauto vivente. Suona pian piano. Forte. Tre buchi  tutte le  donne. La dea non ho visto. Lo vogliono: senza troppi riguardi. E per questo lui se le prende. Borsa d'oro faccia di bronzo. Dì qualcosa. Falle sentire. Gli occhi negli occhi. Canzoni  senza parole. Molly, quel suonatore di organetto. Ha capito, lei, che  lui  diceva che la scimmia era malata. Forse perché assomiglia molto allo  spagnolo. Capiscono anche gli animali in quella maniera. Anche Salomone. Dono  di natura.
Ventriloquio. A labbra chiuse. Penso nello stom. Cosa ?
Vuoi? Tu? Io. Voglio. Che. Tu.
Con rauco rozzo furore il capitano bestemmiava. Gonfiandosi in apoplettico figlio di troia. Buona idea, figliolo, di venire qui. Un'ora ancor ti resta da viver, la tua ultima.
Tic. Tic.
Un brivido ora. È pietà che provano. Asciugarsi una lacrima pei martiri che stanno morendo, dalla voglia di morire. Per tutte le cose morenti, per tutte le cose nate. Povera Mrs Purefoy. Spero abbia finito. Perché il loro grembo.
Una pupilla acquosa di grembo di donna spiava di sotto una siepe di ciglia, tranquillamente, in ascolto. Si vede la vera bellezza dell'occhio quando non  parla. Sul fiume laggiù. Ad ogni lenta onda di raso palpitante del seno (la sua palpitante opulen) la rosa rossa lenta si alzava, si riabbassava la rossa rosa. Cuorpalpitava il suo respiro: il respiro che è vita. E tutti i minuscoli capelveneri di venerei peli tremavano.  
Ma guarda. Le vivide stelle vaniscono. O semi! Ramide. Il mattin. 
Ah Lidwell. Per lui allora, non per. Invaghito. Sono così anch'io? La  vedo di qua comunque. Tappi stappati, macchie di schiuma di birra, pile di bottiglie vuote.
Sul manico liscio aggettante della pompa della birra posò Lydia la  mano  leggermente, paffutamente, lascialo in mano mia. Tutta sciolta in pietà per il  ribelle. Avanti, indietro: indietro, avanti: sopra il manico lustro (essa sa che gli occhi miei, di lui, di lei) il pollice e l'indice passavano pietosi: passavano, posavano e toccando delicati, poi scorrevano lisci, lenti giù, una fresca ferma clava di smalto bianco protuberante attraverso la lor cerchia scorrevole.
Col chicchirichi col coccoricò.
Tic. Tic. Tic.
  


Tengo cotesta casa. Amen. Digrignò furibondo. I traditori alla  lanterna.
Gli accordi assentirono. Cosa ben triste. Ma era destino.
Andarsene prima della fine. Grazie, è stato meraviglioso. Dov'è il  cappello. Passarle accanto. Posso lasciar qui il Freeman. Lettera ce l'ho. E se fosse lei la? No. Cammina, cammina, cammina. Come Cashel Boylo Connoro Coylo Tisdall Maurice Bisdalli Farrell. Cammiiiiiiina .
Be, bisogna che vada. Scappa? Dvndrmne. Blmslzò. Sul fior di segale  blu. Bloom  si alzò. Oh. Sapone sembra appiccicaticcio dietro. Devo aver sudato: la musica. Quella lozione, ricordarsene. Be, arrivederci. I migliori capp. Cartoncino dentro, sì.
Accanto al sordo Pat sulla soglia, orecchie tese, passò Bloom.
Alla caserma Ginevra morì quel giovanotto. A Passage la sua salma fu  deposta. Dolor! Oh, ei dolores! La voce del dolente cantore chiamava a  dolorosa preghiera.
Presso rosa, presso seno di raso, presso mano carezzevole, presso  fondi di  bicchiere, presso bottiglie vuote, presso tappi stappati, salutando  nell'andarsene, di là da occhi e capelvenere, bronzo e oro pallido in  fondombramarina, passò Bloom, soave Bloom, mi sento cosi solo Bloom.
Tic. Tic. Tic.
Pregate per lui, pregava il basso di Dollard. Voi che ascoltate in  silenzio. Esalate una preghiera, spargete una lacrima, brave persone, brava gente. Egli era il giovane ribelle.
Spaventando l'origliante garzone ribelle lustrascarpe Bloom  nell'ingresso  dell'Ormond sentì muggire e ruggire bravo, grasse manate sul dorso, trepestare di scarpe, scarpe lustre non lustrascarpe. Coro generale richiesta da  bere per mandar giù tutto. Meno male che l'ho scampata.
- Su, Ben, disse Simon Dedalus. Perdio, sei sempre in gamba come una volta.
- Anche di più, disse Tomgin Kernan. È l'interpretazione più penetrante della ballata, parola mia d'onore.
- Lablache, disse Padre Cowley.
Ben Dollard a passo di cachucha spostò la sua massa verso il bar, violentemente rimpinzato di lodi e tutto rosato, su piedi pesanti, le sue dita gottose schioccanti nacchere in aria.
Big Benaben Dollard. Big Benben. Big Benben.
Rrr.
E tutti profondamente commossi, Simon strombettante compassione col suo naso  sirena d'allarme, ridendo tutti, lo trascinarono, Ben Dollard,  facendogli festa  grande.
- Ha l'aria rubiconda, disse George Lidwell.
Miss Douce si aggiustò la rosa per servire.
- Ben machree, disse Mr Dedalus, battendo sulle grasse scapole di Ben. In gamba  come pochi, solo che ha un sacco dl tessuto adiposo nascosto sotto la pelle.
Rrrrrrsss.
- Il grasso della morte, Simon, rugliò Ben Dollard.
Richie in disaccordo solo sedeva: Goulding, Collis, Ward. Incerto egli attendeva. E pure il non pagato Pat.
Tic. Tic. Tic. Tic.
Miss Mina Kennedy avvicinò le sue labbra all'orecchio del boccale numero uno.
- Mr Dollard, mormorarono sommesse.
- Dollard, mormorò boccale.
Boc numero uno credeva: a Miss Kenn quando lei: che egli era doll: lei doll: il boc.
Mormorava che aveva sentito quel nome. Quel nome gli era familiare cioè. Cioè  aveva sentito nominare Dollard, vero? Si, Dollard.
Sì, dissero più forte le sue labbra, Mr Dollard. Ha cantato quella canzone meravigliosamente, mormorò Mina. Mr Dollard. E anche L'ultima rosa d'estate era una adorabile canzone. Mina adorava quella canzone. Boccale adorava la canzone che Mina.
È l'ultima rosa d'estate dollard partito bloom sentì un vento avventurarglisi dentro.
È gassoso il sidro: e intasa anche. Attendi. Ufficio postale vicino a Reuben J uno scellino e otto pence di troppo. Facciamola finita. Svignarsela per Greek street. Oh, se non avessi promesso di incontrarlo. Più libero all'aperto. Musica. Agisce sui nervi. Pompa della birra. La mano che dondola la culla governa il. Ben Howth. Che governa il mondo.
Lungi. Lungi. Lungi. Lungi.
Tic. Tic. Tic. Tic.
Su per la riva andava Lionelleopoldo, Henry il ragazzaccio con la lettera per Mady, con dolcezze del peccato con pizzi per Raoul con metti in che cosa avanti andava Poldy.
Tic il cieco camminava ticchettando un tic dopo l'altro, lungo il marciapiede  ticchettando, di tic in tic.
Cowley ci si stordisce; una specie di ubriacatura. Meglio cedere solo a metà come si fa con una vergine. Per esempio i musicomani. Tutti orecchi. Non perdono una semibiscroma. Occhi chiusi. Seguono il tempo scotendo la testa. Un po' tocchi. Non si osa muoversi. Severamente proibito pensare. Parlano sempre della loro fissazione. Sviolinate sulle note.
Comunque un modo di cercar di parlare. Spiacevole quando smette  perché non si sa mai esat. Organo di Gardiner street. Il vecchio Glynn cinquanta sterline l'anno. Curioso lassù in soffitta solo con canne e tasti e pedali. Seduto tutto il giorno all'organo. Borbotta per ore e ore, parlando tra sé e con quell'altro  tale che gli tira i mantici. Brontolio rabbioso, poi striduli insulti  (voleva dei tamponi o qualcosa nel suo no non gridò lei) poi tutt'a un tratto  pian piano un venticello piccolo piccolo un fiato di vento.
Puiiii! Un fiato di venticello zufolò iiiii. Di Bloom nel piccolo  iiiii.
- Davvero? disse Mr Dedalus, tornando, con la pipa in mano. Ero insieme a lui  stamane al funerale del povero Paddy Dignam...
- Sì, Dio abbia pietà di lui.
- A proposito c'è un diapason là sul...
Tic. Tic. Tic. Tic.
- La signora ha una bella voce. L'aveva almeno. No? chiese Lidwell.
- Oh, dev'essere l'accordatore, disse Lydia a Simonlionello cui apparì, l'ha dimenticato quando è stato qui.
Cieco era disse a George Lidwell apparso secondo. E sonava in modo così squisito che era un piacere a sentirlo. Squisito contrasto: bronzolid  minador.
- Urlate! urlava Ben Dollard, versando da bere. Sgolatevi!
- 'asta per me! gridò Padre Cowley.
Rrrrrr.
Sento di aver bisogno di...
Tic. Tic. Tic. Tic. Tic.
- Molto, disse Mr Dedalus, guardando fissamente una sardina decapitata.
Nella teca dei panini giaceva su un catafalco di pane un'ultima, una sola sardina dell'estate. Bloom solo.
- Molto, e seguitava a fissare. Il registro più basso, a preferenza.
Tic. Tic. Tic. Tic. Tic. Tic. Tic. Tic.
Bloom passava davanti a Barry. Oh se potessi. Un momento. Se avessi quel toccasan. Ventiquattro avvocati tutti in quella casa. Li ho contati. Contenzioso. Amate il prossimo vostro. Pile di carta da bollo. I signori Taglia e Borsa  hanno la procura generale. Goulding, Collis, Ward.
Ma per esempio quel tale che batte la grancassa. La sua vocazione: l'orchestrina di Micky Rooney. Chissà come gli è venuto in mente la prima volta. Seduto a casa sua dopo una braciola di maiale col cavolo a cullarselo in poltrona. Prova la sua parte. Pom. Poropom. Che divertimento per la moglie. Pelli d'asino. Frustati tutta la vita e battuti dopo morti. Pom. Botta. Sembra che sia quello che chiamano yashmak ossia, voglio dire kismet. Il fato.
Tic. Tic. Un giovanotto, cieco, con un bastone ticchettante, avanzava  ticticticchettando davanti la vetrina di Daly dove una sirena, chioma tutta grondante (ma lui non poteva vedere), tirava boccate da una sirena (cieco non  poteva), sirena la più fresca boccata di tutte.
Strumenti. Un filo d'erba, conchiglia di mani, poi soffiare. Anche da un pettine e un pezzo di carta velina ne puoi cavar fuori un motivetto. Molly in maglietta a Lombard street west, coi capelli giù. Io dico che ogni  mestiere si è creato il suo strumento, non vedi? Il cacciatore col corno. Cocc. Ti prudon le? Cloche. Sonnez la! Puiiii uiii. Il pastore la zampogna. La guardia un fischietto. Chiavi e serrature! Spazzacamino! Son le quattro tutto va bene! Dormite! Tutto è sciolto ormai. Tamburo? Poropom. Attendi, lo so. Il banditore, il pignoratore. Long John. Svegliare i morti. Pom. Dignam. Povero piccolo nominedomine. Pom. È musica, voglio dire si capisce è tutto poropom  pompom quello che si chiama da capo. Però ci si sente. Nel marciare se  marciam su  marciam. Pam.
Bisogna assolutamente. Fff. E se l'avessi fatto a un pranzo. Tutta questione di usanza lo scià di Persia. Esalate una preghiera, spargete una lacrima. Però  dev'essere stato di pasta un po' grossa a non vedere che era un  capitano della guar. Imbacuccato. Chi sa chi era quel tale vicino alla tomba col mackintosh marr. Oh, la puttana del vicolo!
Una puttana sciatta con cappello alla marinara di paglia nera a sghimbescio veniva avanti con sguardo invetrato alla luce del giorno lungo il fiume verso Mr Bloom. Gli appari tutto amor? Sì, è così. Mi sento così solo. Notte di  pioggia nel vicolo. Corna. A chi prudevan le? Luilaveva. Leilovide. Non è il  suo posteggio questo. Che cosa? Spero che lei. Psst! Me lo fa fare il  bucato. Conosceva Molly. M'aveva identificato. Signora grossa con te con un vestito  marrone. Ti mette fuori squadra. Quell'appuntamento che avevamo  fissato. Sapendo bene che mai o quasi mai. Troppo cara troppo vicino a casa  dolce casa. Mi vede, non crede? È uno spaventapasseri vista di giorno. Faccia come di sego. Accidenti a lei! Be', deve pur vivere anche lei. Guardiamo qui dentro.
Nella vetrina del negozio d'antiquario di Lionel Marks l'altero Henry Lionello Leopold il caro Henry Flower il serioso Mr Leopold Bloom considerava candelieri ammaccati una fisarmonica col soffietto tarlato cadente. Occasione: sei scellini. Potrei imparare a suonare. Non è cara. Lasciamola passare. Per forza tutto è caro se non se n'ha voglia. Ecco da cosa si vede il buon commerciante. Ti fa comprare quello che lui vuol vendere. Quel tale che m'ha venduto il rasoio svedese con cui mi aveva rasato. Voleva farmi pagare anche l'arrotatura. Sta passando ora. Sei scellini.
Dev'essere il sidro o forse il borgogna.
Presso bronzo da presso presso oro da lungi rintoccavano i loro bicchieri tintinnanti tutti, occhi lustri e baldanzosi, davanti alla tentatrice ultima rosa d'estate di bronzo Lydia, rosa di Castiglia. Prima Lid, De, Cow, Ker, Doll, una quinta: Lidwell, Sim Dedalus, Bob Cowley, Kernan e Big Ben Dollard.
Tic. Un giovane entrò nel vestibolo deserto dell'Ormond.
Bloom osservava il ritratto di un baldo eroe nella vetrina di Lionel Marks. Le ultime parole di Robert Emmet. Le sette parole di Cristo in croce. È di Meyerbeer.
- Uomini leali come voi uomini.
- Sì, sì, Ben.
- Alzerete il bicchiere con noi.
Lo alzarono.
Cin. Cian.
Tec. Un giovane senza vedere era fermo nel vano della porta. Non vedeva  bronzo. Non vedeva oro. Né Ben né Bob né Tom né Sim né Georg né boc né Richie  né Pat. Eh eh eh eh. Non vede chi c'è.
Tobloom untotobloom osservava le ultime parole. Piano piano. Quando la mia patria avrà il suo posto tra.
Prrprr.
Dev'essere il bor.
Fff. Ffft! Uu. Rrpr.
Nazioni della terra. Nessuno dietro. È passata. Allora e non prima di allora. Il tram. Kran, kran, kran. Bella occas. Eccoci. Krandlkrankran. Sono sicuro che è il borgogna. Sì. Uno, due. Il mio epitaffio sia. Karaaaaaaaa. Scritto. Ho.
Pprrrpffrrppfff.
Finito.


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